GARIBALDINO
DELLA SPEDIZIONE DEI MILLE
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ITALIA 1860 |
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Se le divise dei
MIlle non seguivano alcuna regola, e casomai dipendevano dall'abilità di
sarte delle compagne dei volontari, non minor improvvisazione rivelava
l'armamento. Questo perché i fucili non erano di un unico modello, ma erano
stati prelevati qua e là dove capitava. Per la maggior parte venivano dal
presidio di Telamone, e l'unica cosa che avevano in comune era di essere
malandati e più vecchi di quelli borbonici. Gli altri uscivano dall'arsenale
sabaudo, di cui però non costituivano di certo il fiore perché Cavour,
temendolo, aveva fatto sì che Garibaldi fosse il più possibile disarmato.
Quanto all'artiglieria, era costituita da pochi cannoni e una vecchia
spingarda. Si comprende perciò quanto disperata fosse sulla carta l'impresa
che invece Garibaldi sarebbe riuscito a portare a buon fine.
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Non essendo un esercito
regolare ma un manipolo di volontari delle più diverse estrazioni, i Mille
non avevano una divisa ufficiale. La qualità degli abiti cambiava in base
alla disponibilità economica di ciascuno ed anche i colori erano spesso
scelti a caso. Ciononostante, alcuni segni di riconoscimento balzavano
all'occhio: la camicia - per esempio - era spesso rossa con bottoni di
metallo bianco o giallo, il cappello un chepì floscio di stoffa rossa, i
pantaloni erano bianchi o grigio-azzurri. Attorno al collo molti garibaldini
annodavano un fazzoletto di stoffa colorata come il loro comandante, sopra
le scarpe portavano ghette bianche o grigie.
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CENNI
STORICI
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Non appena nel 1860 si seppe
che Garibaldi stava partendo per la Sicilia, da tutta Italia presero ad
affluire volontari in Piemonte, dove il generale i trovava. Oltre la metà
era di Bergamo, la città in cui Garibaldi era entrato da trionfatore un anno
prima durante la guerra del 1859; gli altri venivano da Veneto, Liguria,
Toscana e qualcuno anche dal centro-sud. Tra di essi c'era di tutto:
giornalisti, scrittori, artigiani, avvocati e persino un prete. Uomini
diversi per formazione e stato sociale, ma che in comune avevano la fede
assoluta in Garibaldi, l'unico a parere loro che potesse condurre a buon
fine la liberazione del Mezzogiorno. Per lui parlava il suo passato. Un
passato in cui, dopo gli anni in Sudamerica, i momenti di maggior gloria
erano stati legati a imprese compiute con soldati non professionisti.
Volontari erano infatti gli uomini con cui nel 1848 Garibaldi aveva battuto
gli austriaci a Luino; volontari quelli che sotto di lui avevano difeso poco
dopo la Repubblica Romana; volontari infine i Cacciatori delle Alpi, il
corpo istituito nel 1859 e poi, dopo la seconda guerra d'indipendenza,
arruolato nell'esercito sabaudo. Con tutti costoro Garibaldi si era coperto
di gloria e successi, e a gloria e successi ambivano anche i volontari del
1860 quando salparono da Quarto per l'impresa che sarebbe stata ribattezzata
dei MIlle.
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