BRIGATA
GRANATIERI
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GUARDIA
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REGNO DI SARDEGNA 1821 |
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La brigata
Granatieri-guardie aveva l'uniforme tipica della fanteria di linea, ma con
alcune sostanziali modifiche: gli abiti erano ornati al petto, alle tasche e
in corrispondenza dei tre bottoni del paramano, da alamari a punta detti
brandeburghi. Di lana per i caporali e i soldati, di gallone argento per i
sottufficiali, di seta per i cadetti, terminavano tutti con un fiocco fatto
dello stesso materiale dell'alamaro. Le parti in contrasto della divisa
erano scarlatte, compresi i profili delle spalline costituite, nei soldati
semplici, da strisce di stoffa senza frange. I bottoni erano di stagno, le
piastre degli shako che i granatieri usavano in bassa tenuta e del
berrettone a pelo incluso nell'alta uniforme erano ornate con uno scudo
dorato recante un'aquila reale con le grandi armi del Regno.
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Le guardie portavano come
segno distintivo, oltre all'imponente berrettone di pelo nero con pon-pon
bianco-azzurro, i caratteristici alamari di seta o di lana bianca usati per
allacciare la giacca. Erano in tutto venti, dieci per ogni lato della
pettiglia, terminavano con piccoli fiocchetti ed erano conosciuti come
brandeburghi. Tre di essi comparivano anche sui polsini. I pantaloni bianchi
di tipo largo erano invece indossati dalle Guardie solo d'estate, perché
d'inverno il regolamento prescriveva pantaloni pesanti bianchi, stretti
sotto al ginocchio da mezze ghette nere.
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CENNI
STORICI
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Quando nel 1814 tornò sul
trono sabaudo dopo la parentesi napoleonica, Vittorio Emanuele I si mostrò
deciso ad applicare anche sul piano militare i principi della Restaurazione.
Per questo, invece di mantenere quanto di buono era stato introdotto dai
francesi, riadottò per intero l'ordinamento del 1796, nominando un
segretario di Stato per la guerra sotto il quale agiva un Congresso con il
compito di scegliere gli alti ufficiali tra quelli più fedeli al sovrano. Fu
anche abolita la coscrizione obbligatoria, reputata fonte di potenziali
sedizioni tra i soldati, e operata una radicale epurazione dei quadri
militari sospettati di simpatie verso il passato regime. Ma il tentativo di
ricostruire un organismo militare dinastico fallì, a causa del carente
afflusso di reclute volontarie non compromesse. E ciò impose a Vittorio
Emanuele di tornare sui suoi passi riarruolando molti di coloro che aveva
licenziato. Una decisione non estranea all'insorgere dei moti del 1821,
durante i quali le idee liberali trovarono tale udienza nell'esercito
sabaudo da costringere il sovrano - una volta sedata la rivolta - a
sciogliere ben quattro brigate di fanteria: la Monferrato, la Saluzzo, la
Alessandria e la Genova. Da questa 'purga' non fu però neppure sfiorata la
brigata Granatieri-guardie che anzi, proprio in virtù del comportamento
esemplare tenuto in quella circostanza, cominciò a costruirsi quella fama di
totale affidabilità che avrebbe poi mantenuto per l'intero Risorgimento.
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